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LA VALIGIA
Scomparso nel 1990 non ancora cinquantenne, il giornalista-scrittore russo Dovlatov vide le sue opere pubblicate negli Stati Uniti e in Europa dopo il 1978, anno in cui emigrò a Vienna e da lì a New York dove raggiunse la moglie e la figlia. Prima di allora i suoi romanzi erano circolati in Unione Sovietica come copie clandestine. La valigia, pubblicata nel 1986, riguarda proprio la sua esperienza di emigrante.
Alla vigilia di una partenza che porta il marchio dell’irreversibilità si devono scrivere su un foglio dodici cose che si porteranno via. Una volta fatta la lista, a ogni coppia di cose va associato un ricordo. A ogni coppia di ricordi, un sentimento. La valigia, così personale e unica, di Dovlatov diventa metafora della diasporica condizione umana, di un sentirsi emigranti dello spazio e del tempo. Attraverso gli oggetti e i ricordi che questi attivano, Battiston dà vita a una serie di personaggi. In questo passaggio tra presente e passato, si articola lo spettacolo che usa come dispositivo di racconto e di evocazione uno studio radiofonico, attingendo alla storia di Dovlatov giornalista e reporter. Un testo per provare a dissacrare il sacro; per imparare a rispettare ciò che rispettabile non è, per capire che, a dispetto di ogni logica, i valori umani esistono solo al di fuori delle convenzioni. Cosa contiene la sua valigia che un giorno, per caso, salta fuori dal suo armadio, dimenticata?
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